Attorno al 1680,
quasi contemporaneamente alla pala dell’altare maggiore di Giovanni Peruzzini il
Card. A. Cybo inviava a Jesi per l’Oratorio femminile questa Immacolata. L’opera
che è rimasta inedita anche per le sue precarie condizioni (e solo ora
finalmente restaurata), si impone come un prodotto della maturità dell’artista
di Poli.
Nella allungata figura della Vergine, accampata contro il cielo, è avvertibile
l’evoluzione in senso classico che contraddistingue il vasto operato del Brandi
dopo il 1670 (notevole l’affinità tipologica con la Sacra Famiglia e la visione
della Croce dipinta da Brandi per la Chiesa di S. Bartolomeo ad Ancona, e oggi
conservata nella Pinacoteca della città); ma il tratto saliente è il turgore
barocco che gonfia i panneggi della figura, e ne fa forse un punto di massimo
avvicinamento all’operato del Baciccio, cui Brandi mostra di accostarsi nei
primi anni ottanta, epoca appunto del quadro jesino. (L. Arcangeli)
La concentrata attenzione dello “sguardo ascolto”, apertura estatica alla “parola musica” della mistica, richiama l’estasi musicale della S. Cecilia di
Raffaello che il Brandi certamente avrà visto a Bologna nella sia pur breve
stagione di apprendistato con Lanfranco per altro tanto determinante nella sua
pittura